Gianfranco di Bernardini

“Cantico alle quattro Fasi della Giornata”

Tecnica:
I quattro pannelli pittorici, sono composti da stecche di faesite, rivestite su ambo i lati, con tela shantung. I colori usati, sono gel acrilici addizionati a polveri metalliche o di mica, per conferire ai pigmenti risalti metallici o perlati. I colori, dosati nella giusta densità, sono depositati sulla tela, a gocce, mediante stiletti di legno di vari diametri. Secondo l’accumulo delle gocce e alla loro densità, le testure, assomigliano a bolle gibbose, o a coriandoli sparsi.

Filosofia:
I pannelli, dipinti a colori vivaci, che nell’insieme rappresentano il “Cantico alle quattro Fasi della Giornata”, hanno ciascuno, riferimenti comuni: il pentagramma, i segni diacritici e la particolarità cromatica. Lo spartito, è ogni singola tavoletta, dove, il colore, con i segni diacritici ed il pentagramma, generano effetti percettivi e sensoriali, tra musica e colore. Ecco, allora, che la musica diventa pittura e la pittura composizione musicale: il tutto, in un continuum che si autoalimenta.

Concetto del Cantico:
La notte, fatta di calma e di riposo, dilata, con l’oscurità, ogni cosa. Il pentagramma, si allarga, e su di esso danzano i segni diacritici, leggeri e vaporosi.
L’alba, ha i suoi colori fumosi e freddi, che appannano un sole ancora assopito; il risveglio del giorno, gioca con la fievole luce, tessendo un pentagramma sfilacciato, dove, segni diacritici, muovono una danza circolare e convettiva.
Il giorno, assordante e dinamico, amplifica ogni azione quotidiana; il pentagramma si allarga, con i segni diacritici che si contrappongono, in una frenetica ed ossessiva musicalità stridente e convulsa. La campitura cromatica, si energizza, sprizzando riflessi caleidoscopici.
Il tramonto, svanisce pian piano, in un tiepido, piccolo disco; il pentagramma, si frammenta: i suoi righi, sembrano raggi sfuggenti, timidamente trattenuti dal sole e dai segni diacritici. C’è un’intima calma, una pace raccolta: il tramonto, preannuncia la fine del giorno e la continuità della vita.

 

Effusione di spiriti

Nell’ampia campitura, testurata a bolle, domina la cromia arancione divisa in due settori. Al centro della superficie, da una fessura asimmetrica blu notte, risaltano segni “diacritici” policromatici, ordinati verticalmente e intervallati da punti bianchi perlati. E’ La rappresentazione del tramonto e del sorgere del sole, i due opposti della stessa faccia; l’inizio, la crescita e la nascita; la conclusione inevitabile, il sonno e il decadimento: dove gli spiriti umani si effondono, giocandosi la propria esistenza

Allo spirito della danza, "Breakdance"

La Breakdance, chiamata anche B-boyng, è una danza estremamente divertente ma difficile, che viene praticata dai B-bos e dalle B-girls. E’ nata nel Bronx, a New York verso gli anni ‘settanta. E’ uno strumento per esprimere se stessi e creare un’arte visuale. Questa danza è diventata una vera disciplina sportiva internazionale.
I caleidoscopici segni “diacritici” sula tela, simboleggiano il potenziale dinamico della ”Breakdance”. Come forze vettoriali, ne imitano i movimenti, simulando un fraseggio all’orientale-senza emularne però la scrittura- e pittoricamente, ne diagrammano i movimenti ginnici del corpo, durante una performance della danza. La verità dei segni, si articola nella spazialità della scena, senza luogo e né tempo, in una elettrizzante atmosfera cromatica

Gianfranco Di Bernardini